Cielo e tettine


  “Aiutati che il cielo ti aiuta”, così mi diceva la nonna quando inciampavo in qualche difficoltà. Non l’avevo proprio chiarissimo questo intervento divino ma rialzavo il culo quando cadevo e cercavo di piangere il meno possibile, mi impegnavo davvero per far andar bene le cose. In effetti non saprei dire dove finivo io ed iniziava il cielo, ma la nonna supervisionava e se il cielo mi dava il pacco c’era lei, lei era il mio cielo. 

Con “aiutati che il cielo ti aiuta” qualche medaglia l’ho anche portata a casa; ricordo di aver  aggiustato il camper a quell’ ingrata di Barbie, di essermi tolta il pungiglione dell’ape dal dito, di aver ricalcato alla perfezione tante cartine geografiche e  di essermi fatta due tettine niente male con il cotone idrofilo. 


Da adulta, o comunque crescendo, credo di aver abbandonato un po’ quella forza che mi distingueva dai piagnoni della via, o meglio, quella forza l’ho distribuita. Ora tante volte non ho nessunissima voglia di aiutarmi ma piuttosto di scavarmi una fossa. La scavo e mi ci sdraio, rimango nascosta e guardo il cielo ed il cielo guarda me, rimaniamo in silenzio e un po’ litigati. 


Cerco sempre di dare alla mia tristezza un tempo limitato ma a volte mi lascio prendere la mano dal buco e lui mi tira sempre più giù. Per fortuna poi mi sento chiamare, vedo spuntare  un sorriso e lo afferro, c’è una scala, un’altra mano, una fune e alla fine un abbraccio mi tira fuori da quello scavo che stava diventando una trivellazione. Ho seminato qua attorno amicizie preziose quanto il cielo e la terra, amicizie che sanno intervenire in modo concreto quando ne ho più bisogno, quando sono stanca, abbattuta, avvolta  in bende impregnate di  mestizia, quando piove  anche dentro casa.


Credo che in realtà quello che volesse dirmi la nonna con il suo “aiutati che il cielo ti aiuta”, non fosse tanto il fatto che dovevo fare tutto da sola, perché da sola non lo ero, ma proprio il saper afferrare queste mani, il lasciarsi salvare era  davvero il salvarsi. 


A distanza di anni, di tanti anni, metto a fuoco chiaramente i miei ricordi e vedo che c’era il nonno che mi leggeva le istruzioni per il camper, la nonna che mi passava le pinzette per il pungiglione… 

E le cartine?! Quelle e le tettine tutta farina del mio sacco. 


E se da piccoli  il salvarsi era il saper ascoltare, da grandi il saper ascoltare ci salverà. 



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