Grazie, prego, scusi


 Questo mondo ha bisogno di gentilezza. Mia nonna non parlava troppo ma aveva gesti gentili per tutti, anche con chi non le stava troppo simpatico, anche con chi parlava a sproposito, anche con chi non conosceva, ma soprattutto con chi era nel suo cuore, noi della famiglia. Vi accorgete vero che a volte siamo più gentili con chi non conosciamo: un cliente, un addetto, un vicino, piuttosto che con un genitore, un amico… Essere gentili prendendo il treno della sola andata è facile, esserlo con chi può averci fatto incazzare, deluso, ferito non è subito easy. Certo, è sempre un salto nel buio, ma la rete della gentilezza ci permette di goderne semplicemente ad esserlo, gentili. 

La nonna diceva, “se non puoi dire niente di carino, stai zitta Erica”, non sempre lo faccio ma ci provo. 

L’altro giorno al supermercato ho aiutato un ragazzino con l’acqua, una stupidaggine, ma quello dietro di me poi ha fatto lo stesso con la signora in fila dopo di lui, forse aveva le tette grosse, forse la gentilezza è contagiosa. Ricevere un -grazie-  può fare bene, ricevere un  -ma grazie!- ( stupore), fa proprio bene. 

Non sarebbe male alzare la mano di 10 cm dal volante quando qualcuno ti fa passare, accosta, aspetta… i gesti gentili vanno riconosciuti con un altro gesto gentile. I miei figli lo sanno bene che questa cosa mi manda in bestia, “mamma non ha neanche ringraziato sto cretino!”, ma noi continuiamo a far passare, ad accostare, ad aspettare. I miei figli non praticano gentilezza come vorrei, ma la vedono, la sanno riconoscere e non c’è volta che gli allunghi l’acqua e non ringrazino.  Anche perché la serie di improperi che dico ai conducenti maleducati la sanno solo loro. 

Ci sono mille influencers che ci dicono che balsamo usare e cosa mangiare tra le 14 e le 14.10 ma nessuno ci ricorda le basi, tutti bravissimi a costruire loft per aria ed al due più due casca tutto.

La gentilezza, tassello importante, chiavetta di volta e non USB. Ripartiamo da lì, abbracciamo la gentilezza; abbracciati e non influenzati. 

E quando è sera, e torniamo a casa stanchi e un po’ consumati, controlliamo bene  dentro quella mascherina, un paio di sorrisi dovrebbero esserci. 


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