2 agosto
Quando mi sono trasferita in campagna non sapevo fare l’orto, ne avevo visti tanti ma non li avevo mai studiati. Mi ci sono messa, piano piano, ogni anno miglioro qualcosa e peggioro qualcos’altro, sperimento di continuo. Una certezza però l’avevo, la salvia sapevo farla crescere, forse anche troppo. Nella casa di prima avevo creato un mostro, era enorme, regalavo mazzi di salvia a tutti.
L’avevo piantata a caso, senza leggere manuali, senza stressarla con concimazioni e potature, avevo scelto un posto nel giardino all’ombra di due Ginkgo. Arrivata qua ho provato a metterla vicino al tiglio, poi vicino al rosmarino, uno stento continuo e mi ostinavo a concimarla ed innaffiarla. Ogni volta crepava, sia chiaro. Questa ultima terza pianta di salvia l’ho lanciata a caso vicino ad un vecchio pino che spesso la inonda di aghi e le fa tanta ombra. Beh, io non so cosa si raccontino, come riescano ad andare d’accordo ma Madame Salvia è una bomba, è quadruplicata e sta ricoprendo anche dei piccoli mughetti che avevo trapiantato. È felice, e senza nessuna fatica. Se le piante potessero spostarsi troverebbero la giusta collocazione, il loro posto. Noi che abbiamo le gambe a volte ci ostiniamo a stare dove non stiamo bene, dove c’è troppa ombra o troppo sole, pur di non restar soli. Ma ricordiamoci una cosa: “nessuno si salvia da solo”.
In foto la mia Dalia, simbolo d’amore. Cresce robusta
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