2 giugno

la mia breakfast


Domenica, mercoledì 2 giugno.

Oggi mi sono svegliata convinta che fosse domenica e quindi ho trattato questo mercoledì come tale: colazione nel divano. Credo che ognuno di noi  abbia una specie di rito domenicale: c'è chi va a comprarsi il giornale, chi va al bar, chi alla Messa, chi si sveglia presto per andare a correre, io mi preparo la colazione, se viene bene la fotografo anche,  e me lo mangio lentamente davanti alla tv.
Da mesi non mi ritagliavo più questo spazio, avevo rinunciato al mio rito; o non ero a casa, o non ero sola. Questa mattina sono rientrata un po' nella mia confort zone.
Tutta la mia casa è per me una confort e incasinat zone.
Tanti anni fa per me rimanere in casa era una tortura, ogni cosa, ogni mobile o soprammobile che fosse, mi feriva, e non c'entra con la casa, con i ricordi, c'entra solo con i pezzi, quei pezzi che non combaciano più, quei pezzi che ci sono caduti per terra e forse ne abbiamo anche smarrito qualcuno, c'entra con i pezzi di noi. Dobbiamo sempre essere un intero per riuscire a stare in qualsiasi posto o vagheremo fino a perderci. Io credo di essermi persa anche un paio di volte.
 I pomeriggi che non avevo i bambini facevo di tutto, mi ero iscritta a tennis, poi c'è stato l'anno dello yoga, quello dei corsi di cucina, l'anno di equitazione e quando proprio non riuscivo più a stare in piedi mi accompagnavo dentro la doccia e piangevo, piangevo tantissimo, le lacrime uscivano senza vergogna e si univano all'acqua della doccia che portava via tutto. Ora che ci penso ho passato davvero anni difficili, poi il dolore si è consumato, è diminuito, ed infine è sparito. 


Ad alcuni rimangono cicatrici esterne, a me sono rimasti disegni fatti internamente.
 A volte mi chiedono " ma non hai tatuaggi?",
 io rispondo -SI', ma a rovescio-.






Commenti